Marco Onofrio - 1° classificato
MITO
Cercavo l’asola del tempo
per scucire il misterioso vestimento
delle cose, l’impronta atavica
di sotto del molteplice apparente.
Mi dissero dell’acqua,
“vai all’acqua”:
tornare alle sue strade
primordiali.
Mi immersi giù nel regno delle Madri.
Mi aggrappai al seno sconfinato
di una grande Notte femminile
succhiando– ubriaco di vita
il principio della totalità:
eredità di terra prenatale.
Era una grotta immensa di schisti
di stalattiti cosmiche e stellari:
un antro di splendenti apparizioni.
I corpi rivelavano spontaneamente
il gioco dell’amore e della morte
iscritto dentro al cerchio
della vita, nelle stagioni umane.
Mordevo, ebbro, la bellezza del mondo
sorretto da forze terrene e – in egual misura
da spiriti celesti e soffi rari.
Vidi Urano tenebroso, muto,
custodire la sorgente prima,
lo spazio e il tempo originari,
e poi, più in là, l’impensabile inizio,
il limite più fondo ed assoluto.
Fluttuai, a ritroso, nella liquida oscurità:
era uno spazio nero che splendeva.
Ascoltai le memorie dell’Oceano:
c’era il mistero della storia
e il racconto mitico dell’uomo.
Vidi staccarsi, dalla fenditura
che il tempo nel suo inizio ha procurato
e da cui sgorga ancora, una figura
familiare, non riconoscibile
in un vapore di riflessi ipnotici:
si dissolse istantaneamente,
dopo millenni e millenni
di attesa. Ero giunto appena
per coglierne il guizzo, la strana
silenziosa apparizione: la mia vita
dunque, non era stata vana.
Le acque della morte, inesorabili
si chiusero per sempre su di me.
Massimo Pacetti - 2° Classificato
Coraggio
Il filo rosso si è rotto
coraggio;
a me non chiederlo
io ho strappato i binari
le traversine erano marce
l’ortica le aveva morsicate
masticato il verde aspro
non spremere l’erba
è stremata, lasciala allo
sfrigolio delle ruote del treno
ora si fermeranno
sul filo rosso
ricoperto di ortica
il verde aspro si mescola
con l’acqua calda
coraggio
fermiamoci qua, non lo vedi
non lo vedi com’è bello
anche il treno
non prosegue il suo cammino
È qua che finisce
la ferrovia
dove l’ortica diventa dolce.
Vera D'Atri - 3° classificata
Il Cartografo
Rospi e ninfee, cortecce senza cuore.
l cartografo non interessa tutto questo.
Il cartografo segna i limiti, traccia le coste,
sul suo foglio rimpicciolisce ogni cosa.
Della Terra dà visione intera placando l’indeterminatezza
del nostro percepire.
Segna il mare in blu e la terra in verde, in marrone le montagne,
in bianco i picchi più alti, in azzurro lo zigzagare dei fiumi
e le macchie immutabili dei laghi, addobbando d’ocra i deserti.
Felicità del semplice. Gamme leggibili e apprezzabili
contrapposizioni.
Rospi e ninfee, cortecce senza cuore non appaiono.
La minuzia che dilania e satura i pensieri
appartiene al poeta. Al poeta
non sono dati i limiti; egli è libero come una solitudine
d’afferrare l’invisibile e l’altrove o di concentrare se stesso
sulla nudità pastosa di un labbro, sulla piega
malinconica e impercettibile che assume dopo aver sorriso.
Ma io, che sono poeta, avrei volentieri fatto il cartografo
se non ti avessi conosciuto,
avrei convintamente trascurato rospi e ninfee, cortecce senza cuore
pur di restare entro limiti sicuri,
tentando la fortuna dei materiali esatti
e delle linee artificiali.
Mario Meléndez - Premio speciale della Giuria: Medaglia Presidente della Repubblica
Mario Meléndez (Linares, Chile, 1971) ha studiato giornalismo e comunicazione Sociale. Tra i suoi libri figurano: “Autocultura y juicio” (con introduzione del Premio Nacionale di Letteratura, Roque Esteban Scarpa), “Poesía desdoblada”, “Apuntes para una leyenda”, “Vuelo subterráneo”, “El circo de papel” e “La muerte tiene los días contados”. Nel 1993 ottenne il Premio Municipale di Letteratura nel Bicentenario di Linares. Sue poesie appaiono in diverse riviste di letteratura latino-americana e in antologie nazionali e straniere. È stato invitato a numerosi incontri letterari tra i quali il Primo e Secondo Incontro di Scrittori Latino-americani, organizzato dalla Società di Scrittori del Cile (Sech), Santiago, 2001 e 2002, e il Primo Incontro Internazionale di Amnistia e Solidarietà con il Popolo, Roma, Italia, 2003. Agli inizi del 2005, è pubblicato nelle prestigiose riviste “Other Voices Poetry” e “Literati Magazine”. Nello stesso anno ottiene il premio "Harvest International" alla migliore poesia in spagnolo assegnato dall’University of California Polytechnic, negli Stati Uniti.
Parte della sua opera è stata tradotta in italiano, inglese, francese, portoghese, olandese, tedesco, rumeno, bulgaro, persiano e catalano. Ha diretto la collana sui maggiori poeti latinoamericani per "Laberinto edizioni" e realizzato diverse antologie sulla poesia cilena e latinoamericana. Attualmente vive in Italia. Ha collaborato con l'Università di Urbino "Carlo Bo" dove ha tenuto alcune lezioni di poesia e lettaratura ispanoamericana e dato lettura delle sue opere tradotte in italiano dal poeta e saggista Emilio Coco.
Di tutto accade a casa mia
Qui si balla al ritmo delle stufe
si canta come i grilli più disperatisi impara a spogliare il vento
che non mostra mai il suo deretano
e in notti di luna piena giochiamo ad essere felici
misurandoci le zanne
Perché di tutto accade a casa mia
e i pochi ratti che esistono
sono destinati a seguire la corrente
alcuni vestiti da supereroi
altri facendo gargarismi
con i mustacchi di un gatto morto
E come le lampadine fanno la loro parte
anche le lenzuola osservano
oltre il loro naso
e vedono migliaia di pidocchi seduti nel patio
e pulci prendere il sole
tra le zampe di una gallina
e lumache raccolte in una goccia di champagne
quando la sera allunga le gambe
al di sopra dei vivi
Ma ci mancano ancora le cerniere
e alcuni fiori che non sono stati intervistati
e ci sono le scale e il baule dei ricordi
e quella formica pacifista
con le sue grandi doti oratorie
E non allarmatevi se a volte restiamo al buio
sono gli uccelli trampolieri che spengono la luce
e volano altrove con la loro coreografia
Perché di tutto accade a casa mia
e ognuno ha diritto di voce e di voto
dal bagno alla cucina
dal mio letto al vuoto lasciato dai ragni
prima di fare i bagagli
Tutti sorridono in qualche modo
e si accontentano del poco o niente che possiedono
Perché alla fine qui possono stare tranquilli
e sanno che è pericoloso cambiare domicilio
quando hanno ottenuto il rispetto di questo povero poeta
che ben li tiene nel suo Regno Santo.
Pensieri
Venivano così i pensieri
come le croste secche alle ginocchia
un po’ prurito, un po’ dolore
che se le togli troppo presto
la ferita ricomincia a sanguinare.
C’era quel gusto un po’ speciale
di disobbedire
e quei silenzi, tormentati
che a passarci sopra il dito
diventavano segreto.
Tutte le cose
si affacciavano malferme
come le ombre che zampettano sui muri
e ti si fanno forma
creature raggomitolate sotto le lenzuola
ingenue mani sconce
fatte sante
nel segno della croce.
Giorgio Agretti - Premio della Giuria
Un suono di campana
come l’eco di una melodia lontana
saliva verso la terrazza di granito bruno.
Il rosso tramonto accendeva d’oro le cupole argentee
superbe sull’intricato ricamo dei tetti d’ambra.
Le luci della sera illuminavano
L’eterno brulicare della vita
Sospinto e stordito dal soffio
del vento caldo della notte.
L’immensa piazza, come una sorgente,
diffondeva fiumi di luce
a solcare i dedali dei palazzi
Roma vestiva la sua sera.
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VIDEOPOESIE
Le videopoesie vincitrici si possono vedere nel sito di videopoesie di Maria Grazia Di Biagio:
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